Metti in circolo il pittore

Un fatto: la riforma Gelmini ha ridotto le ore di insegnamento della storia dell’arte nelle scuole italiane

Una proposta: ospitare lezioni di storia dell’arte nei circoli PD

Questa proposta sta diventando realtà.

sistina

Per saperne di più:

http://antoniosicilia.wordpress.com/2013/12/13/metti-in-circolo-il-pittore/

http://antoniosicilia.wordpress.com/2013/12/30/metti-in-circolo-il-pittore-adesioni/

http://antoniosicilia.wordpress.com/2014/01/23/artenelpd-ci-stai/

https://www.facebook.com/pages/Metti-in-Circolo-il-Pittore/457254567712550?fref=ts

arte

Forza Lavoro

Dal nostro inviato a Trezzo sull’Adda

Mi preparo ed esco di casa, pronto ad assistere alla presentazione del libro di Landini, Forza lavoro. Penso sia un bel titolo, soprattutto ora che di lavoro ce n’è poco…
L’ho letto. Scritto in modo chiaro, diretto e senza fronzoli. In perfetto stile Landini, del resto. Parla della nostra condizione, della condizione del nostro Paese in tempo di crisi economica, politica, sociale. E lo fa parlando di lavoro, rappresentanza e partecipazione.
Alla presentazione del libro saranno presenti, fra gli altri, Tito Boeri e Civati. Già, Civati. Durante il viaggio penso all’osservazione che in molti gli muovono: perché questo corteggiamento a Landini che non ha speso neppure una parola per te in occasione delle primarie del PD? Credo che, se si presenterà l’occasione, porrò questa domanda, mi dico.
Per arrivare al luogo dell’incontro devo prendere l’uscita per Trezzo sull’Adda, attraversare l’abitato e scendere verso il fiume, sino alla colonia estiva di San Benedetto. Lasciato il casello, trovo una bella sorpresa: il percorso per la colonia è tracciato dalle bandiere rosse della Fiom! Mi viene d’istinto di salutarle alzando il pugno chiuso…..sono soddisfazioni!
Arrivo alla colonia un quarto alle otto. Ci sono pochissime persone. Chissà che affluenza ci sarà, mi chiedo. Del resto, oggi Landini ha già tenuto altri incontri alla Camera del Lavoro di Milano e agli stabilimenti della Tosi di Legnano, a commemorare gli operai morti a seguito delle deportazioni verso i campi nazisti.
Prendo posto in platea. Altri arrivano alla spicciolata. La sala inizia a riempirsi. Finché vedo un fiume di persone occupare i posti a sedere, altre arrivare portandosi dietro le siede pieghevoli e invadere ogni spazio libero. E continuano ad arrivare! Moltissimi restano in piedi e non c’è più spazio, tanto che, malgrado la serata sia fredda, non vengono chiuse le porte per dar modo a chi resta fuori di ascoltare!
Arrivano gli ospiti. Boeri e poi Civati, accolto da un applauso. Qualcuno si avvicina a chiedergli un autografo… Poi arriva lui, Landini. Ancora applausi, questa volta più sonori. Ma, del resto, è lui oggi la star.
Inizia il dibattito. Vengono toccati vari argomenti, a partire dall’attualità. La fresca intervista rilasciata da Marchionne a Repubblica, Renzi ed il Job Act, il governo, le riforme, l’Europa, etc. È un bel dibattito, davanti ad un pubblico silenzioso, attento, interessato. Credo sia questa la nota positiva della serata: le persone hanno ancora voglia di ascoltare. E si sentono mormorii di assenso, soprattutto su temi come i diritti civili, il bisogno di politiche industriali, di politiche sociali, di politiche del lavoro. E su parole quali reddito, salario minimo e tutela dei minimi, ambiente, rappresentanza e partecipazione, equità, SOLIDARIETÀ.
Arriva il momento finale: le domande dei presenti. Qualcuna è posta in tono polemico, come quella di un ragazzo pugliese sul comportamento del sindacato a Taranto, sul caso ILVA. Landini risponde, senza tacere le responsabilità del sindacato, anche di quello che lui rappresenta. Ma ammonisce: ciò che è successo a Taranto è stato possibile anche per la mancanza di senso civico della popolazione, per il silenzio su fatti di cui tutti erano e sono a conoscenza.
Già. Partecipare con senso critico alla vita pubblica. Questo è il vero cambiamento, la vera rivoluzione.
Non pongo la mia domanda. Forse ho capito cosa accomuna Civati, il politico, e Landini, il sindacalista: la voglia di cambiare e di farlo con la partecipazione e l’aiuto di tutti. Restituire a cittadini consapevoli spazi di democrazia e partecipazione.

Seguo le bandiere rosse della Fiom… e torno a casa.

Gius76

Perché #civatiperFI?

civatidx

Mentre in rete tutti si chiedono cosa farebbe un #civatididestra, i siberiani , sconvolti dalla notizia dell’infatuazione catodica del (ormai ex?) Cavaliere per il loro affezionatissimo, si stanno strappando i capelli alla ricerca di una spiegazione plausibile , ma per quanto si sforzino non riescono a trovarla.

Popolo siberiano, perché a Berlusconi piace il compagno Civati?

Perché vuole un #civatiperFI?

Abbiamo ancora i pianoforti

Siamo nella merda. Siamo (ci sentiamo) poveri perché questo Natale non potremo comprare il nuovo modello di i-minchia qualcosa. Siamo poveri perché questo Natale dovremo rinunciare al panettone. Siamo tutti poveri. Anche quelli che potranno mangiare e perfino comprare dei regali.

Siamo poveri dentro. Per questo ci sono così tanti poveri fuori. Perché abbiamo dentro la miseria di una vita riempita solo di cazzate.

Non vediamo più futuro, non perchè non abbiamo soldi, ma perché abbiamo dato ai soldi il potere di decidere se ci sentiamo vivi.

Forse è qui che dovevamo arrivare per capire cose che altri prima di noi sapevano.

Le iniziative natalizie della mia città, fatte apposta per farti comprare, quest’anno hanno miracolosamente partorito un’idea: pianoforti in giro per le vie del centro. Chi vuole si siede e suona.

Mi siedo e aspetto.

Arriva un ragazzo. Giovane, occhi chiari, magro. Si siede deciso, appoggia lo zainetto e mette le mani sulla tastiera. E suona. E cura le anime. Anime afflitte, disperate, martoriate. La musica scende lentamente e lenisce il dolore.

Lo guardo, gli dico: sono il tuo pubblico, suona per me.

La gente passa e guarda un attimo, curiosa. FERMATEVI gli grido silenziosamente.

Un altro ragazzo arriva. Si siede. Ascolta.

Poi il primo gli offre la tastiera: vuoi suonare? Tra di loro e con me nasce un circuito. Il secondo ragazzo suona. Poi si ferma.Tende una mano verso il primo che lo sta ascoltando: Arturo, piacere. Giorgio, ciao.

Io sono sempre il vostro pubblico, dico con gli occhi.

Ma i due ormai sono partiti: suonano insieme, uno verso la musica dell’altro. Suonano musiche diverse. Ma cercano qualcosa da suonare insieme: che possiamo fare? Battisti, Imagine, i Beatles, colonna sonora dell’anima. È più importante suonare insieme, della loro musica personale.

E suonano. La gente continua a guardare e passare. Ma lì si è formato un nucleo: chissenefrega degli acquisti. Siamo qui, possiamo suonare (e alla fine cantare) insieme. La gente, pian piano, comincia a fermarsi.

Siamo poveri. Ma abbiamo ancora i pianoforti.

Laura Mezzanotte

Riparte il futuro….. con aziende sanitarie trasparenti e libere dalla corruzione

Riparte il futuro è una campagna apartitica e trasversale che ha per obiettivo quello di  contrastare il fenomeno della corruzione, già promotrice della mobilitazione per la modifica dell’art. 416ter C.P. sullo scambio elettorale politico-mafioso.

Si fa ora promotrice di una nuova campagna, finalizzata al rispetto delle normative relative a trasparenza e anticorruzione nelle Aziende Sanitarie.

Solo nel triennio 2010-2012, in Italia sono stati accertati reati per oltre 1 miliardo e mezzo di euro, quanto basta per costruire 5 nuovi grandi ospedali modello.
Da 35 anni il Servizio sanitario nazionale del nostro Paese offre a tutti, senza discriminazioni, cure e assistenza ed è fondamentale preservarlo.

Riportiamo il testo integrale della petizione, che ti invitiamo a firmare cliccando QUI.

AGLI ASSESSORI REGIONALI ALLA SANITÀ E AI DIRETTORI GENERALI DEGLI STESSI ASSESSORATI:

La corruzione mette in pericolo la sanità pubblica e la vita di ciascuno di noi. I dati sono allarmanti: nel 2012 il 5,6% delle risorse investite in Europa per la sanità è andato perso in tangenti *.

Nel triennio 2010-2012, in Italia sono stati accertati reati per oltre 1 miliardo e mezzo di euro, quanto basta per costruire 5 nuovi grandi ospedali modello.

La salute è l’unico diritto fondamentale esplicitamente definito dalla nostra Costituzione.Vogliamo un sistema sanitario pubblico trasparente e libero dalla corruzione. Un sistema efficace che renda conto di come spende le nostre risorse.

Quando la corruzione colpisce la salute non causa solo gravi danni economici, ma mette in crisi l’intero sistema sanitario che dal 1978 è una garanzia per tutti, senza discriminazioni.

L’illegalità ruba fondi destinati agli ospedali, all’acquisto di medicine e all’assistenza, compromette la salute nostra e dei nostri cari e può addirittura diventare una causa di morte.

Nonostante le disposizioni previste dalla legge 190/2012, ad oggi sono molto poche le Aziende sanitarie che rispettano gli obblighi di anticorruzione e trasparenza.

Chiediamo quindi ai 21 Assessori regionali alla sanità e ai 21 Direttori generali degli stessi assessorati di far rispettare da ciascuna Azienda sanitaria le prescrizioni di legge che prevedono di:

  • nominare il Responsabile locale anticorruzione
  • pubblicare online il Piano triennale anticorruzione
  • fornire informazioni complete sui vertici dell’organo di indirizzo politico (direttore generale, direttore sanitario, direttore amministrativo) rendendo pubblici il cv comprensivo di tutti gli incarichi pubblici e privati ricoperti, l’atto di nomina e il compenso.

Chiediamo di conoscere chi governa gli enti pubblici e chi è chiamato a vigilare sul rispetto della normativa anticorruzione. Auspichiamo la creazione di una rete nazionale dei referenti anticorruzione e la promozione del loro rapporto coi territori. Vogliamo che i Piani anticorruzione siano consultabili online e che i cittadini possano dire la loro.

La legge richiede che questo adeguamento avvenga entro il 31 gennaio 2014.

Per la prima volta nella storia del nostro Paese sarà la società civile a monitorare attribuendo a ogni Azienda sanitaria un punteggio: via via che ognuna di esse rispetterà le richieste della petizione e le prescrizioni di legge il punteggio aumenterà. Il nostro obiettivo è che tutte le 237 Aziende sanitarie raggiungano al più presto il 100%.

Trasparenza e anticorruzione possono salvarci la vita. Firmiamo per dare inizio a un’efficace terapia che renda integro e trasparente il nostro Servizio sanitario nazionale. C’è in gioco la nostra salute.

* dati Rete Europea contro le Frodi e la Corruzione nel Settore Sanitario.

Comunicato ufficiale #1 Post-primarie

Compagni e compagne.

abbiamo perso una battaglia importante.

Non siamo riusciti ad affermare la nostra idea di un paese più equo, con diritti uguali per tutti, un salario minimo garantito, un contratto unico di inserimento, più dignità per le nostre concittadine, una decisa salvaguardia dell’ambiente (tema molto sentito in un luogo dove il suolo è fisicamente consumato dalle miniere, che ci danno lavoro ma che minano la nostra salute). Tutto nel rispetto della nostra cara costituzione.

I nostri comuni ideali non sono riusciti a far breccia nelle truppe delle “giubbe in pelle” e non sono riuscite a sopravanzare quelle del colonnello di formazione asburgica, mandato al macello dal suo generale Maxim D’Alemonov. Bisognava sopperire alla enorme disparità di mezzi con raffinate operazioni di intelligence (come dicono gli americani, ma noi preferiamo ancora parlare di controspionaggio e reclutamento sul campo) e propaganda, qualcosa però non ha funzionato a dovere e gli sforzi profusi con grande entusiasmo non sono stati sufficienti a raggiungere lo scopo prefissato.

Abbiamo perso una battaglia (importante, è vero), ma il seme della speranza è stato seminato e starà a noi (e a voi) coltivarlo, perché si diffonda negli animi, radicandosi negli ideali di una sinistra troppo bistrattata, e sbocci in una nuova visione del mondo.

I Siberiani ci sono ancora, sono solo tornati nella loro terra ad affrontare il rigido inverno lavorando duramente nelle miniere di Novosibirsk. E da queste miniere sapranno estrarre nuove idee, nuove storie da raccontarvi, cose serie e sani cazzeggiamenti deliranti (come da perfetto stile siberian-civatiano).

Abbiate solo un po’ di pazienza perché dobbiamo riorganizzarci.

Siamo sempre i Siberiani

I Siberiani per Civati

Nasce il circolo Novosibirsk

I Siberiani hanno deciso di fondare il loro circolo.

Un circolo virtuale, in cui raccogliere informazioni e idee relativi a svariati argomenti, comunque connessi con questa campagna congressuale: dalle indicazioni sulle modalità di voto alle primarie alla nostre (e non solo) motivazioni per votare Civati, a considerazioni e materiale informativo sui alcuni temi della campagna congressuale di Civati.
Al momento è solo un abbozzo (ci scusiamo per l’impostazione molto spartana…..ops, siberiana), confidiamo di sistemarlo in seguito, ma è un modo per riorganizzare il materiale pubblicato…..per noi e soprattutto per i malcapitati che volessero gironzolare sul nostro sito.

Ecco a voi il Circolo Novosibirsk.

Buona lettura (se volete, eh!)

HOME

CIRCOLO NOVOSIBIRSK

Madiba

Nelson Mandela era un uomo che le cose le faceva cambiare. Col pensiero.

Quando uscì dal carcere il Sudafrica era un paese pronto al macello: decenni di oppressione, di soprusi, di violenza fisica e, per quanto possa sembrare strano, soprattutto psichica, avevano costruito paure reciproche tra le razze. I bianchi erano convinti intimamente che sarebbero stati massacrati dai neri. Questi ultimi covavano comprensibilmente rabbia e risentimento, una rabbia feroce e un risentimento infinito. E la voglia di vendicarsi.
Mandela decise che, per una volta nella storia dell’umanità, si poteva fare in un altro modo. Per una volta si poteva cercare un’altra via.

Convinse i suoi, non senza fatica, che era necessario perdonare. Non dimenticare: perdonare. Per poter andare avanti.
L’idea, in verità, non è solo sua. È anche di quell’altro immenso uomo che risponde al nome di Desmond Tutu.
Si sono posti il problema, questi due grandi uomini. Questo paese, si sono detti, ha ferite ovunque. È un corpo che sanguina da ogni parte. Bianchi contro neri, ma anche coloured contro bianchi. E neri contro indiani. E poi bianchi contro indiani e coloured contro neri. E così via in una catena che se non fosse stata spezzata sarebbe andata avanti fino alla completa distruzione dell’intero paese.

Hanno attinto alla sapienza africana.

Una saggezza umana profonda, che conosce il cuore delle persone. Dentro quella saggezza c’era un’informazione fondamentale: chi cerca vendetta rimarrà avvinto al suo persecutore, che sarà sempre al centro della sua vita. Chi cerca vendetta darà al suo persecutore tutta l’attenzione e di conseguenza l’energia vitale di cui dispone, lo renderà padrone della sua vita.

Chi perdona, al contrario, chiude la porta del dolore, consente alle ferite di rimarginarsi e potrà andare avanti, vedere lo spazio aperto della sua vita futura.

Il perdono però non è gratis. Per dare e ricevere un perdono fruttifico, il colpevole deve chiedere scusa. E tutti e due, vittima e aguzzino, devono passare attraverso un’ordalia. Il colpevole deve dichiarare, con sincerità, pubblicamente, la sua colpa. La vittima si trova a dover rivivere il proprio dolore. La comunità, presente e attiva, sopporta con la vittima il dolore della tragedia e mette il sigillo alla colpa.

Tra le grandi cose che ha fatto Nelson Mandela, questa è sicuramente il suo capolavoro. Convincere 40 milioni di persone che era possibile essere più umani. A partire dalla più disumana delle situazioni.

Mi sono spesso chiesta come abbia fatto Madiba a convincere i suoi a scegliere una strada che andava talmente contro gli istinti umani da non essere mai stata provata.
E ad un certo punto mi sono ricordata dell’unica volta in cui Mandela mi aveva parlato.
Era uscito dal carcere solo da pochi mesi e le sue conferenze stampa erano sempre affollatissime di giornalisti. Quel giorno almeno un centinaio erano ammassati nella piccola sala stampa nella sede dell’African National Congress, a Johannesburg. Lo stavamo aspettando da un bel po’ e, con una giovane collega australiana, ci eravamo sedute a terra a gambe incrociate, nell’angolo vicino alla porta.
Quando Mandela entrò, abbassò lo sguardo verso di noi e ci disse sorridendo: “vi siete sedute come siede la mia gente”. Una cosa durata un attimo, ma in quell’attimo (ricordo ancora perfettamente la sensazione) io ho sentito che lui mi aveva “visto”. Per quell’attimo lui era stato lì solo per me. Nel tempo ho verificato che questa era la sensazione che provavano tutti davanti a lui: lui ti “riconosceva”, dava valore a te, essere umano come lui. Non era questione di mostrarsi democratico. Mandela era un capo. Nato in una famiglia di capi e allevato per fare il capo. Perfettamente cosciente del proprio ruolo, del proprio valore e delle responsabilità che si portava dietro.
Era la rara dote di “vedere” le persone, una per una. Con quel talento, e una capacità di ascoltare a lungo, con pazienza infinita, le opinioni di tutti, aveva portato i suoi a incamminarsi per la strada dell’umanità.

Laura Mezzanotte

HOME

CIRCOLO NOVOSIBIRSK